Un folto bosco che permette solo ad una flebile luce di infrangere le ombre circonda ed assedia questo piccolo edificio.
Una cappella con confessionale “minimal”, una sagrestia ed un sepolcreto dal quale giungono lontane le voci che stanno recitando mirabolanti epitaffi prima che questi diventino epigrafi a scolpita testimonianza delle virtù di coloro che qua hanno lasciato il proprio corpo.
Nobili e patrizi riposano nel profondo silenzio perenne che nemmeno il click della macchina fotografica riesce a scalfire, qualche uccello, custode del luogo, è infastidito dalla nostra apparizione e perfino la luce si fa ancora più tenebrosa aumentando il senso mistico che si insinua nello spirito del viandante dell’abbandono.
Leggo con rispetto le scritte incise sulle pietre tombali e con lo stesso rispetto cancello dalle fotografie ogni traccia che possa portare a riconoscere le persone ed il luogo, mi allontano pensando che tutti dovrebbero avere un epigrafe sulla loro tomba, quasi quasi una volta a casa comincerò a scrivere la mia, magari lentamente, molto lentamente…
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